Tartufo

Tartufo

ovvero

L'impostore

di Molière

Commedia capolavoro di Molière che, mettendo sulla scena un falso ipocrita bigotto, fece all’epoca un grande scandalo e trovò una feroce opposizione da parte del “partito dei devoti” che la accusò di vilipendio della religione e di ledere la morale. Ciò malgrado, dopo un periodo burrascoso nel quale fu bandita dalle scene teatrali, la commedia, ritoccata dallo stesso Molière, ebbe un grande successo e ad oggi è tra le più rappresentate del grande commediografo francese.

In un’epoca così pullulante di ipocriti, il Tartufo, opera che ha come protagonista un ipocrita il cui nome è ancora oggi usato per designare chi, sotto l’apparenza dell’onestà e della falsa devozione, cela immoralità e cinismo, diventò un testo esemplare.

Trama:

Tartufo, un religioso apparentemente molto devoto, con astuzia penetra all’interno di una famiglia borghese benestante, convincendo il padrone di casa Ugone a staccarsi dai beni materiali allo scopo di impossessarsi di tutto il suo patrimonio e in più della mano della figlia Marianna. Il resto del gruppo famigliare comprende che Tartufo, dietro una parvenza di santità, è in realtà solo un impostore che, oltre a indurre il capofamiglia a praticare con rigore la povertà evangelica col proposito di impadronirsi di tutti i beni di quella casa, tenta di nascosto di sedurne la moglie.

Note di regia:

Il Tartufo di Molière va in scena per la prima volta a Parigi il 12 maggio 1664. Molière è forse il primo ad analizzare e rappresentare quelle che oggi definiremmo come “nevrosi ossessive” e Tartufo, a questo riguardo, è una delle sue commedie più incisive e corrosive. L’intera opera è una satira sulla ipocrisia della società francese del ‘600, in cui il protagonista è infatti il tipo ideale dell’ipocrita che, fingendo devozione religiosa e amicizia verso Ugone, in realtà approfitta della sua fiducia per trarne vantaggio con l’inganno e il plagio. Molière caratterizza tutti i personaggi con grande maestria, in particolare tratteggia con straordinaria abilità la vittima di Tartufo come un uomo afflitto da una potente nevrosi da infatuazione che gli impedisce di avvedersi di trovarsi tra gli artigli di un impostore.

Non è facile oggi mettere in scena Molière che sembra infinitamente lontano dal nostro mondo per temi e aspetti, apparentemente tutti interni alla società francese della metà del ‘600. In realtà, indagando le sue opere vengono alla luce fissazioni e ossessioni che caratterizzano la nostra epoca forse più di allora, quali l’ipocondria, la misoginia, l’ipocrisia, la finzione, ed è in questi tratti che consiste l’universalità di Molière. In considerazione di tutto ciò, ho ritenuto impostare la regia di questo lavoro evidenziando l’inquietante attualità del testo, attraverso una recitazione quasi cinematografica da “commedia all’italiana” e un impianto scenico appena abbozzato, al fine di sganciare lo spettatore dal contesto seicentesco, lasciandone tuttavia trasparire in filigrana i nascosti elementi di tragicità barocca, attraverso un’illuminazione molto laterale che richiami la tormentosa iconografia caravaggesca. 

Toni Andreetta

Associazione Artistica Benvenuto Cellini ©